Recensione "Il dialogo euristico" edito da Carocci

La didattica a distanza, o meglio la sua progettazione e organizzazione, mi ha portato via un po' di tempo. Ho dovuto mettere in stand-by alcune letture per potermi dedicare completamente a un nuovo modo di fare didattica, una didattica a distanza, ma soprattutto distante: come renderla vicina ai bambini e alle bambine? Come far sì che gli alunni sviluppino competenze e non solo conoscenze? Una volta stabilito a grandi linee come procedere, già si è iniziato a pensare all'anno nuovo: come trasformare la scuola per renderla più sicura ma allo stesso tempo approfittando di questa opportunità per ripensarla in qualche modo?
Una volta riprese in mano le letture che avevo abbandonato, ho trovato una bellissima sorpresa!


Infatti, benché il libro Il dialogo euristico. Orientamenti operativi per una pedagogia dell'ascolto nella scuola a cura di Laura Parigi e Franco Lorenzoni, sia uscito per i tipi della Carocci prima dell'emergenza sanitaria, è davvero adatto, ora, per provare a immaginare una scuola diversa.
Gli autori raccontano un'esperienza di ricerca-azione sulla Pedagogia dell'ascolto svolta all'interno del Movimento delle Piccole Scuole (INDIRE) che deve molti spunti operativi alla ricerca sulla Pedagogia del cielo condotta dalla Casa-Laboratorio di Cenci e dal Movimento di Cooperazione Educativa.

Perché sostengo che questo testo sia perfettamente adatto al momento che stiamo vivendo? Perché racconta di esperienze piccole: piccole perché spesso brevi ma significative, piccole perché realizzate con piccoli gruppi di bambini, piccole perché nate a partire dalle piccole cose, dall'osservazione della natura e dei segreti che ci offre. Ed è probabilmente questo, ciò di cui avremo bisogno se ricominceremo la scuola in piccolo: con gruppi di bambini o in luoghi diversi dall'aula, ipotesi di cui si sente tanto parlare in questi giorni.
Il focus di questa ricerca, poi, è il dialogo... e il dialogo sarà necessariamente ciò da cui dovremo partire per dare senso all'esperienza che i nostri alunni stanno vivendo in questo momento e che dovranno in qualche modo rielaborare; non sto parlando di spiegazioni (di quelle ne hanno avute a sufficienza!), ma di confronto, di dare valore al loro pensiero e al loro vissuto. 
Abbiamo avuto occasione di rallentare, di concederci di fare scuola in modo diverso, progettando in modo inconsueto le attività, magari dando a noi e ai nostri studenti tempi più lunghi per apprendere. Ecco, cogliamo questa occasione per trasformare la scuola, come si dice nel testo, in luogo di ricerca culturale e laboratorio di democrazia.

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