Homeschooling: pregi e difetti nelle parole di una pedagogista

Oggi vogliamo dare spazio a un argomento che in questi mesi è occasione di dibattito sul web: homeschooling, ovvero la possibilità di fare scuola a casa ai propri figli. Ne parliamo con una mamma e pedagogista che ha scelto per i suoi figli questa strada, ma ne riesce a vedere bene pregi e difetti, che oggi condividerà con noi.


Homeschooling, una riflessione pedagogica
di Greta Bienati

Ogni scelta educativa andrebbe pensata non come una presa di posizione ideologica che definisce la nostra identità, ma come uno strumento finalizzato al benessere del singolo, specifico bambino. In questo senso la scelta della scuola (statale, privata, con metodo didattico speciale) o addirittura dell'homeschooling va fatta valutando i pregi e i difetti che ciascuna strada inevitabilmente presenta, optando poi per quella che risulta più adatta al nostro bambino.
Cercherò di riepilogare i pregi e i difetti di quella particolare forma di istruzione detta homeschooling, in cui i genitori diventano gli insegnanti dei propri figli.

PREGI
  • Prima di tutto la flessibilità. Metodi, materiali, tempi di apprendimento possono essere scelti e calibrati sulle esigenze del singolo bambino. A casa è possibile strutturare dei percorsi in cui contenuti e competenze tradizionali, come la grammatica o le tabelline, vengono affrontate attraverso strumenti inusuali, come il movimento, la musica, il disegno, la narrazione;
  • coincidenza tra vita e scuola: con l'homeschooling è possibile sfruttare al massimo la forza dell'apprendimento spontaneo dei bambini, che sono naturalmente curiosi di tutto ciò che li circonda;
  • tempi e spazi indefiniti: si impara sempre, in qualsiasi circostanza, da qualsiasi persona: nel bosco, al mercato, dal giardiniere e dal conoscente anziano. La curiosità, e non il programma, costituisce la molla dell'apprendimento. Si può decidere se soffermarsi più a lungo su un argomento che è risultato particolarmente difficile o interessante;
  • sviluppo delle abilità sociali:la mia esperienza, confermata da molte altre famiglie homeschoolers, smentisce categoricamente il pregiudizio secondo cui i bambini istruiti a casa sono poco socievoli. Al contrario, sono bambini molto aperti alle amicizie, ben disposti verso gli altri e del tutto privi di quelle dinamiche di esclusione e competizione che purtroppo spesso il contesto istituzionale produce, 
  • il più grande lascito dell'esperienza dell'homeschooling è senza dubbio la consapevolezza metacognitiva, ovvero la coscienza dei propri processi di apprendimento. Si tratta di uno strumento preziosissimo, che li mette in grado di elaborare e strutturare in ogni situazione delle strategie di apprendimento adeguate e quindi di apprendere per tutta la vita.

DIFETTI
  • La libertà didattica risulta comunque limitata dalla necessità di seguire, almeno in linea di massima, i programmi in uso nelle scuole, in particolare se si sostiene l'esame annuale (sulla cui obbligatorietà sussistono pareri controversi). Un programma fortemente differenziato rispetto a quello in uso nella maggioranza delle scuole, pur se consentito dalle direttive nazionali, rende problematico e faticoso l'eventuale inserimento a scuola. Bisogna aver presente in questi casi il rischio di effettuare una scelta a priori rispetto alla carriera scolastica del bambino;
  • coincidenza tra vita e scuola: c'è il rischio che la dimensione scolastica finisca, paradossalmente, per assorbire tutto e che qualsiasi interesse del bambino diventi l'inizio di una parte del programma scolastico. È vitale, invece, che permangano degli spazi, diciamo così, “gratuiti”, in cui gli interessi possano svilupparsi senza alcun altro fine;
  • tempi e spazi indefiniti: La scuola ha dalla sua uno spazio (l'edificio scolastico) e un tempo (l'orario delle lezioni) fortemente strutturati, che producono un forte effetto sui bambini, imponendo di per sé dei limiti e delle regole. Se da un lato ciò costituisce un vincolo, dall'altro è indubbiamente una risorsa. Un ambiente non specifico richiede un maggiore sforzo di volontà e di autodisciplina da parte del singolo;
  • mancanza della dimensione sociale dell'apprendimento: una buona scuola dà la possibilità di sperimentare lavori di gruppo, iniziative collettive, recite e saggi, che nel contesto familiare non sono possibili se non in forma molto ridotta. Anche il confronto con gli altri risulta utile nel comprendere quali sono le proprie difficoltà e nel superarle. In particolare, la possibilità di imparare nel piccolo gruppo dei pari consente al singolo di andare oltre i propri limiti e di apprendere con maggiore facilità, come hanno dimostrato Vygotskij e il Reggio Approach;
  • organizzazione familiare: seguire l'istruzione dei figli è un vero e proprio lavoro a tempo pieno, fosse anche solo per il fatto che i bambini sono sempre a casa. E un lavoro non retribuito. Molte famiglie homeschoolers fanno correttamente notare che nel bilancio familiare bisogna calcolare anche una serie notevole di risparmi che questa opzione porta con sé, ma è fuor di dubbio che si tratta di una vera e propria scelta di vita;
  • carenza di contatti coi coetanei: ho lasciato per ultimo quello che secondo i miei figli è il difetto più grande di questa esperienza. Le amicizie con i bambini del vicinato o con i compagni dei corsi sportivi non riescono a sostituire la quotidianità della relazione tra compagni di classe. Nel corso degli anni abbiamo visto come fosse difficile frequentare bambini i cui tempi erano strutturati sulla base degli impegni scolastici ed extrascolastici. 
In conclusione, nella nostra esperienza, possiamo con certezza affermare che, se concepite come strumenti finalizzati al benessere dei bambini, la scuola e l'homeschooling non solo non sono incompatibili, ma anzi possono trarre sempre nuovi stimoli e nuova linfa gli uni dagli altri. E che non si dà una scelta migliore in assoluto, ma solo una scelta adatta a quel bambino e a quella famiglia in quello specifico momento del loro percorso.

Greta Bienati Pedagogista, ex-insegnante, mamma homeschooler da sei anni. 
  

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