Da poco è iniziata una collaborazione con il sito Your Edu Action, per il quale ho scritto questo articolo che potete leggere in originale qui.
Oggi parliamo di DSA, Disturbi Specifici dell’Apprendimento:
argomento noto, forse, ma sul quale incombono errori anche gravi, da parte di insegnanti
e genitori. Non voglio parlarvi di cosa fare, ma di cosa NON fare: cosa NON
fare per non far sentire i vostri ragazzi, figli o studenti, incapaci; cosa NON
fare per non abbassare la loro autostima, già così in bilico, sotto lo zero;
cosa NON fare per farli crescere, nonostante le loro difficoltà, sereni e,
soprattutto, NON diversi.
1. LA DISLESSIA È UNA DISABILITÀ O UNA MALATTIA. Niente di
più sbagliato, ma c’è chi, genitori e insegnanti, ci crede ancora. Dislessia,
discalculia, disgrafia e disortografia sono sistemi diversi di funzionamento a
livello neurale; non sono disabilità in alcun modo: sono solo caratteristiche
dell’individuo che lo pongono in difficoltà rispetto a un metodo di
apprendimento tradizionale e standardizzato.
2. LIBRI SEMPLIFICATI, MAPPE E AUDIOLIBRI RISOLVONO
TUTTO. Strumenti compensativi e misure
dispensative sono utili, per non dire fondamentali, se utilizzati come si deve;
devono diventare uno strumentario efficace che il ragazzo sa usare
autonomamente. Servirli su un piatto d’argento per poi non spiegarne l’utilizzo
è assolutamente inutile. Un esempio? Le mappe. Vanno bene se sono utili, ma
l’importante è trasmettere un metodo di studio che permetta di crearle in
completa autonomia.
3. USARE SCHEDE E MATERIALI CON FONT POCO LEGGIBILI. È
risaputo, ormai, che i caratteri con troppe grazie sono quelli meno leggibili
per chi è dislessico. Perché allora non avere qualche piccola accortezza nel
proporre i materiali? Servono schede con caratteri semplici (Arial, ad esempio, o font appositamente
creati), poche immagini ma esplicative, dimensioni maggiori del testo o
interlinea maggiore. E anche nella scelta dei libri di testo, meglio scegliere
quelli che non riempiono le pagine di scritte e immagini fino alla nausea.
4. DARE A TUTTA LA CLASSE LE STESSE VERIFICHE. Errore grosso
anche se in classe non ci sono ragazzi con difficoltà riconosciute: ognuno di
noi ha un diverso stile di apprendimento e necessita di verifiche che lo
rispecchino. Proporre verifiche contenenti sempre la stessa tipologia di
esercizi è sbagliato. I ragazzi con DSA, in particolare, hanno bisogno di
privilegiare l’orale oppure, nello scritto, avere di fronte domande a risposta
chiusa, completamenti, collegamenti, ecc. Personalizzare è quanto di più
didatticamente corretto possiamo fare.
5. I DSA SONO TUTTI UGUALI. Infine, i Disturbi Specifici
dell’Apprendimento non sono tutti uguali: ci sono la dislessia, la discalculia,
la disgrafia e la disortografia, ognuno con caratteristiche diverse. In più,
anche tra ragazzi con lo stesso disturbo dell’apprendimento, ci possono essere
enormi differenze. La regola che dovrebbe essere sempre valida, DSA o no, è:
NON GENERALIZZARE.
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